Le spezie, un mondo particolare, fatto di colore e profumo, l’alchimia della cucina, del gusto e dell’olfatto, ma non solo, anche l’alchimia della medicina, della cura e perchè no, dell’amore! Le spezie non sono solo il contenuto di vasetti da lasciare sullo scaffale, ma sono qualcosa che nel corso della storia ha svolto un ruolo ben più importante! Hanno definito tradizioni e culture etniche, hanno portato ricchezze e dato nuovi impulsi al commercio moderno.
Origine delle spezie
Le spezie, che tanto ci ricordano le polveri magiche, si ottengono dalle radici, dai fiori, dalla frutta, dalla corteccia, dai semi e dalle foglie dei vegetali. Questo mondo così affascinante e misterioso, che ci rende stregoni dei piatti più disparati, trae origine da tempi lontani, da popoli antichi come Sumeri ed Egizi che ne fecero largo uso a scopo medico, ma anche culinario ed estetico. E’ documentato come anche i romani spendevano moltissimo per il loro acquisto, soprattutto per cannella e chiodi di garofano.
L’Europa fece vasto uso delle spezie, apprezzandole più di quanto non abbia fatto in età moderna. Le spezie erano considerate un bene di lusso, portatore di ricchezze, e per questo rappresentarono uno dei prodotti commerciali più importanti. Fin dall’antichità il loro
commercio fu molto sviluppato e si vennero a creare itinerari fissi, ben precisi, sia marittimi che terrestri. Tali itinerari furono denominati “via delle spezie”.
La via delle spezie univa l’Europa all’Oriente, poiché dall’India e dalla Cina arrivavano la maggior parte di questi prodotti.
Durante il Medioevo le spezie vissero un vero periodo di celebrità. I nobili le acquistavano per poter ostentare la loro ricchezza a tavola; alcuni uomini di culto ritenevano che le spezie fossero originarie del paradiso terrestre e che quindi avessero poteri miracolosi, altri le percepivano come simbolo dell’effimero e del piacere e quindi come qualcosa di immorale. In ogni caso grandi viaggi furono fatti in nome di questi misteriosi e lontani prodotti, che aprivano mondi nuovi, inesplorati e per questo meravigliosi.
L’Italia ebbe un ruolo importante nel commercio delle spezie prima con Roma e poi con le Repubbliche Marinare, prime fra tutte Venezia. Tutte le spezie provenienti da Oriente passavano infatti da Venezia, e da qui partivano oro e argento per arabi e indiani.
Viaggi come quelli di Marco Polo e di Colombo, ebbero fra gli altri scopi, quello di instaurare un contatto diretto con i produttori di spezie; ciò riusci molto bene al portoghese Vasco de Gama che nel 1498 raggiunse le coste indiane, regalando il monopolio delle spezie al Portogallo.
Fu in seguito a ciò, che nel XVI secolo le cose cambiarono e l’Europa cominciò a fare un’uso diverso delle spezie e a cambiare i propri gusti, riducendo così il loro commercio nei traffici coloniali e il loro impiego, a favore di prodotti come zucchero, caffè e
cacao. Questa tendenza è andata avanti fino al XX secolo, sopratutto in Italia, dove l’uso delle spezie non ha avuto grande seguito.
Queste polveri che fecero il giro del mondo, che ebbero lo stesso valore dell’oro, per molto tempo non sono state più sulle nostre tavole, almeno non nella vecchia misura, e nemmeno sono state impiegate per cure e cosmesi. Eppure, i nostri sensi, il gusto, la vista e il tatto, vengono sempre stimolati e soddisfatti dalle spezie, dal loro colore, dall’odore che si leva nell’aria avvolgendoci di mistero e seduzione. Sarà per questo che il secolo corrente guarda nuovamente a queste “droghe” con curiosità e affetto.
L’apprezzamento verso vecchi/nuovi sapori, sembra avere così una leggera ripresa, probabilmente per il fascino esercitato dal gusto esotico e sicuramente anche per fattori legati all’aumento del numero di immigrati in Europa e nel nostro paese.
Quindi largo alle spezie, ai loro sapori inebrianti e al fascino magico che ancora continuano ad esercitare.