Il cubebe (noto come piper cubeba o pepe di Giava) è una arbusto rampicante originario dell’Indonesia; dai suoi frutti, una volta essiccati, si possono ottenere delle piccole bacche speziate grazie alle quali si realizzerà poi l’olio essenziale. La pianta cresce spontaneamente e viene coltivata nelle isole di Giava, Sumatra e nell’arcipelago malese, senza dimenticare alcune zone dell’Africa, come la Sierra Leone e il Congo. Questa spezia è però poco conosciuta in Europa, ma è parte integrante della cultura indonesiana e africana; insieme andremo a scoprire le proprietà di questa straordinaria pianta.
Osservano attentamente il cubebe vi accorgerete subito di una cosa: i suoi frutti, o meglio le bacche, sono simili al pepe nero. Proprio per tale motivo si tende anche a soprannominarlo pepe grigio, dotato di un picciolo che serve per tenerlo attaccato alla pianta: le bacche sono di un colore nerastro con sfumature marroni, mentre al suo interno è bianco e resinoso, ricco per l’appunto di oli essenziali che sono responsabili del suo aroma.
Il cubebe ha un odore molto forte, piacevole che tende a ricordare vagamente il pimento; il suo sapore resta un richiamo al pepe, anche se è un pochino più amarognolo e con un retrogusto di noce moscata. Viene utilizzato nel settore cosmetici per alterare l’olio essenziale di patchouli; moltissime case cosmetiche inoltre lo usano nei loro prodotti antirughe. Ma storicamente il cubebe ha un altro tipo di utilizzo: venivano realizzate delle sigarette per il trattamento di asma, faringiti croniche e riniti allergiche. Non a caso l’olio di cubebe è stato inserito nella lista, pubblicata dal Settore Prevenzione e Controllo Tabacco da parte del Dipartimento della Salute del Nord Carolina, degli additivi delle sigarette.
I frutti del cubebe possono vantare proprietà diuretiche, balsamiche e antisettiche delle vie urinarie; sono un rimedio naturale, come detto, per contrastare l’asma, faringiti, meteorismo e fermentazioni intestinali, diarrea, impotenza sessuale.
A livello culinario questa spezia, già diffusa nel Medioevo, era usata proprio per sostituire il pepe e donare un tocco piccante per salse o carni, senza dimenticare anche formaggi e verdure. In alcune zone dell’Europa si usa soprattutto per poter insaporire i dessert a base di cioccolato amaro e i tartufi al cioccolato. In Asia invece, in modo particolare in Cina, entra nella composizione dei curry, ma non di verdura.
Nella cucina marocchina e tunisina lo troverete in pasticceria e può addirittura venire candito con zucchero o glassa di tamarindo; ma l’uso più azzardato, anche se descritto come il più buono, è un altro: provate a mettere un pizzico di cubebe in un calice di Prosecco.